Il packaging gioca un ruolo chiave nel modo di vivere moderno. Senza questo, la maggior parte dei prodotti scadrebbe o si danneggerebbe prima di arrivare in negozio. Nonostante ciò, spesso è considerato uno dei principali nemici nelle battaglie per la sostenibilità ambientale perché diventa un rifiuto subito dopo il suo utilizzo. Ecco perché le aziende del settore del beauty stanno cercando alternative per chiudere il cerchio e ridurre l’impatto ambientale del packaging, pur continuando a beneficiare dei vantaggi che apporta.
I flaconi di shampoo fatti di shampoo sono il futuro del packaging?
Secondi solo agli imballaggi alimentari, le confezioni dei cosmetici sono tra gli articoli più presenti nelle discariche e negli oceani, contribuendo con un apporto decisivo a quelle 300 milioni di tonnellate di rifiuti plastici prodotte ogni anno nel mondo.
Per questo la product designer tedesca Jonna Breitenhuber ha deciso di dedicare la sua tesi di laurea magistrale all’Università delle Arti di Berlino a una possibile alternativa zero waste, che si è tradotta nel progetto di Soapbottle, una serie di detergenti per il corpo e i capelli contenuti dentro forme di sapone rettangolari colorate realizzate con ingredienti naturali.
L’interno è rivestito da uno strato insolubile in acqua che impedisce a qualsiasi liquido contenuto al suo interno di sciogliere il sapone, mentre nella parte superiore c’è una chiusura in metallo riutilizzabile che serve per aprire e richiudere il flacone.
“Naturalmente – spiega lei – il packaging di sapone non ha le stesse proprietà del packaging in plastica. Non è infrangibile, è solubile in acqua, la superficie diventa scivolosa quando viene usata… Questi presunti svantaggi sono usati come elementi di design: il concetto gioca con il processo di dissoluzione, con la trasformazione dell’oggetto e l’individualità risultanti da questi aspetti. Una visualizzazione dell’estetica dell’impermanenza”.
Per evitare che la confezione diventi scivolosa sotto la doccia Breitenhuber ha previsto un foro per legare un nastro o una cinghia, facilitando la presa.
Una volta esaurito il contenuto, la confezione stessa di sapone può essere utilizzata come sapone per le mani, finché si dissolverà nel nulla.
Face D dermocosmetic, packaging provenienti dalle coltivazioni intensive
Face D nasce a Milano nel 2012 da un’idea di Chiara Sormani con la volontà di ricomporre la dicotomia tra makeup e cura della pelle. La sfida: far dialogare esigenze immediate e bisogni a lungo termine. Il risultato è un marchio di dermocosmetica che mette a disposizione il meglio della ricerca scientifica, offrendo risposte innovative e concrete alle necessità della pelle.
La sostenibilità è per il brand un percorso in ascesa. I prodotti abitano un packaging di vetro, o che spesso proviene da materiali riciclati. Per coerenza li hanno preferiti alle plastiche ottenute da colture intensive, come la canna da zucchero. Utilizzano carta con certificazione FSC® (Forest Stewarship Council), realizzata in cartiere che provvedono alla riforestazione delle aree disboscate. Anche gli imballaggi sono di recupero: trattano sul posto il cartone che arriva in azienda e gli propongono una seconda chance.
L’anno dei funghi, il boom dei miceli per i beauty packaging
Col 2021 assistiamo ad un “effetto fungo” che riguarda moltissimi campi, da quello salutistico alla cosmesi, dalla moda al mondo dei packaging alternativi a basso impatto sull’ambiente, ai nutraceutici. I miceti e i loro miceli, la fitta rete di filamenti che li àncora al terreno o nelle cortecce, sono al centro dell’attenzione delle industrie e dei ricercatori di tutto il mondo.
Dei funghi non si butta via nulla perché ogni pezzo, estratto e particella, pare essere divenuto fondamentale per farne ritrovati unici e al passo con i tempi che richiedono un maggiore uso delle risorse naturali coltivabili in modo green e meno di quelle inquinanti.
Dai funghi nascono materiali per l’imballaggio alternativo alla plastica impiegati dalle industrie cosmetiche come Wildsmith Skin per fare packaging compostabili ed ecologici al 100%, perciò più ecocompatibili e contro gli sprechi di plastica e cartone. I loro materiali di imballaggio a base di miceli sono biodegradabili e ad emissioni di carbonio significativamente inferiori rispetto alle loro controparti in plastica.
Previa Haircare, l’azienda dal packaging di mais
Al fine di preservare e aiutare l’ambiente in cui viviamo, l’azienda Previa Haircare, da anni specializzata nella produzione di tinture e prodotti per capelli, ha prodotto un packaging innovativo, realizzato con le fibre provenienti dal mais. La loro forte attenzione all’ambiente ha permesso di poter proporre materiali alternativi, come Favini Crush provenienti dalle fibre del mais.
L’astuccio realizzato è stato stampato sia all’interno sia all’esterno e si presenta molto gradevole alla vista e al tatto e comunica l’attenzione alle problematiche ambientaliste anche tramite il nome della linea: Earth Colour. Con i prodotti della linea Earth di Previa la beauty routine quotidiana si trasforma in un gesto d’amore per il pianeta.
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Come i beauty brand di cui abbiamo parlato, molte sono le aziende del settore si stanno sensibilizzando al tema della cosmetica green, facendone una vera e propria missione. Oltre ad utilizzare ingredienti a km zero per i cosmetici, i brand si orientano su metodi di produzione di packaging beauty sostenibili e sulla ricerca di nuovi ingredienti botanici e naturali da utilizzare, che rendono la confezione biodegradabile e riciclabile al 100%.
In un mondo in continuo cambiamento, quali saranno le nuove sfide che le aziende dovranno affrontare per raggiungere le nuove frontiere dei packaging ecosostenibili?